|
|
|
|
In questo momento un altro tentato viene condotto sul corridoio, è uno psicologo; con lui entro in una stanza della torre la cui porta è spalancata, due demoni sono vicino al tentato e lo tengono sottobraccio.
Alle sue spalle c' è satana, che gli allunga uno specchio ponendoglielo di fronte al viso e l’uomo, immerso nel suo riflesso, comincia ad ascoltare il maligno che gli è contemporaneamente accanto nella veste del serpente.
Dietro di me altri psicologi e, siccome la stanza si riempie quasi subito, vengo spinto dalla calca fin vicino al serpente tanto da sentire nitidamente ogni parola che questo rivolge alla vittima:
“le conoscenze, che i tuoi studi ti hanno fornito, ti fanno migliore di quello che tu stesso, modestamente,credi; un’umiltà, fuori luogo, ti governa e, questo, non si addice a chi vuole guarire i mali interiori e psichici del suo prossimo; certo, questa tua umiltà ti fa onore, è una corona alla tua persona ma, adesso, è ora di metterla da parte.
Tu, mio amico, da psicologo, sei chiamato ad un grande compito, quello di guarire tanti uomini e tante donne dai loro mali; sicuramente, molti di loro saranno ignoranti e andranno aiutati nonostante siano nemici di loro stessi ma tu, ugualmente, li aiuterai perché so che in te alberga un’umanità innata.
Insomma è ora di soccorrere il tuo prossimo che, spesso, sarà ottuso, magari bigotto o credulone ma tu comprendilo: non ha le tue conoscenze.
Lascia pure che i tuoi pazienti credano che il loro aiuto viene da Dio ma consigliali bene in forza di tutti i libri che ti hanno formato e, questo, lo dovrai fare per salvarli dai loro vizi, dai loro mali, dalle loro tristezze. Non lasciarti condizionare da credenze illusorie che corrano parallelamente alle tue cure, siano i tuoi rimedi a guidare al benessere mentale, e spirituale, i tuoi pazienti; i quali solo su di te devono contare e non su vani rimedi religiosi che dignità tolgono alla tua professione. ”
A questo punto il discorso del serpente sembra terminato e cerco di uscire ma la porta, da cui sono entrato, è chiusa e, così, rimango ancora fermo immobilizzato dalla calca di persone che ascolta attentamente il serpente.
Tutt’un tratto, con mio grande stupore, l’uomo comincia a parlare con il serpente e gli dice:
“ma io credo in Dio, anche la mia famiglia credeva in Cristo e loro a Messa mi ci portavano sempre quando ero piccolo.”
Così guardo immediatamente il serpente e penso in cuor mio che l’intellettuale è scampato al pericolo.
Il serpente, però, ricomincia, anche più sereno di prima, quasi aspettasse quest’obiezione:
“ma scherzi? Dio esiste! Più che altro di impedimento alla guarigione di ogni uomo sono tutti questi comandamenti sessuali, precetti ecclesiastici, digiuni e astinenze.
Poi guarda, hai conoscenze a sufficienza per esserci arrivato da solo, all’ovvia conclusione,che l’uomo si è costruito da solo la sua infelicità dopo essersi incatenato con le sue stesse mani con quei lacci che altro non sono che ordini di altri uomini.
In fondo, le tue fatiche universitarie dovrebbero averti fatto ben comprendere che i mali interiori dell’uomo non trovano rimedio in Cristo ma negli studi che tu hai affrontato con grande serietà; studi che, a volte, possono andare contro quelle che sono le disposizioni della Chiesa sulla vita personale dei singoli; vedi, per esempio, le miserie delle convivenze forzate tenute artificiosamente in piedi da semplici vincoli ecclesiastici, o gabbie antico-testamentarie sulla sessualità che tengono l’uomo legato ad un infelicità perenne , direi secolare, e che, adesso, la scienza della psicologia deve sdoganare.
Questo problema tu, da scienziato,da credente ma non bigotto, lo devi affrontare, perché le creature di Dio ritrovino in una libera espressione sessuale anche la realizzazione di loro stessi e in questa via, questi poveretti, possano trovare la vera felicità libera da complessi atavici nei confronti di questo Dio castigatore.”
Adesso sembra che il serpente abbia finito e, così, provo nuovamente ad uscire; mi giro e vedo tutti gli uomini che sono rimasti come incantati dal discorso del serpente.
Purtroppo, la porta è ancora chiusa e la stanza è ancora più affollata per una miriade di demoni che sono arrivati.
Satana-serpente ha finito, almeno nella versione Genesi; ricomincia la sua attività seduttiva nel momento in cui sempre tenendosi alle spalle della vittima gli avvicina ancor di più lo specchio al viso. In cuor mio penso “lo psicologo è morto”; e, purtroppo, così è.
L’uomo dà il suo consenso alla tentazione e lo stesso fanno gli innumerevoli presenti nella stanza, di conseguenza, i demoni si avventano sui malcapitati strappando loro le anime e incatenandole alle pareti della torre e, così, sghignazzano euforici.
La porta è ancora chiusa e non so come uscire, la scena non è ancora finita; all’ordine di satana vengono strappati gli occhi ai corpi che già parevano morti, i demoni prendono possesso dei cadaveri inanimati ed escono da questa che, oramai, sembra la stanza di un macello.
Il cadavere del protagonista della scena viene introdotto nell’editoria massonica, affinché con i suoi scritti tolga la luce divina ai babilonesi e questi muoiano di quegli stessi mali spirituali che il leviatano nel corso del tempo aveva indotto in loro.
Gli altri psicologi, morti spiritualmente, invece, vengono ricondotti in città per proporre porta a porta il neo messianesimo psico-spiritualista.
|
|